Sebastiano Serlio e l'Imperiale
La struttura terrazzata dell'Imperiale viene citata già nel '500, insieme a Villa Madama di Raffaello, nel trattato di Sebastiano Serlio come esempio di costruzione a ridosso di un terreno in pendenza e più precisamente di: «Fabbricar presso un monte: ove […] per le acque che di continuo de le pioggie corrono a l’ingiù, e conducono ancora il terreno per le parti più basse, bisogna appoggiarsi a tal monte con simile edificio […].
Girolamo Genga, al colle imperiale fuor di Pes

Il giardino segreto
Nel 1537, mentre i lavori alla villa stavano volgendo al termine, arrivavano i primi cedri e limoni per il giardino segreto, direttamente da Savona, luogo d'origine della famiglia Della Rovere. L'ambasciatore Stefano Vigerio Della Rovere scrive alla Duchessa Eleonora: "Li cedri stanno bene et ve n’è uno de quelli fantastichi de Saona che fa delli fiori assai; se l’inverno non disturba, spero al suo ritorno ne vederà li frutti."
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I riferimenti all'antico
Lo sapevate le volte al pianoterra dell'ala roveresca sono ispirate agli arconi della Basilica di Massenzio a Roma? Nella antica basilica romana però i lacunari sono realizzati in conglomerato cementizio mentre nell'Imperiale sono interamente realizzate in mattoni con pezzi speciali !
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Le volte dell'ala roveresca
Lo sapevate che la volta centrale dell'atrio ha le specchiature che, viste in prospettiva, ricordano quelle dell'affresco della Scuola di Atene? Proprio negli anni in cui Raffaello stava dipingendo il famoso affresco, Girolamo Genga era a Roma, così come il duca Francesco Maria I, che vi è ritratto, era in Vaticano dallo zio, Papa Giulio II Della Rovere.
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I pavimenti dell'Imperiale nuova
Da oggi, ogni settimana vi racconteremo una storia "in pillole" di alcuni dettagli della Villa: li chiameremo "history bits" ovvero pillole di storia; estratti di una quotidianità lontana ormai 5 secoli. Iniziamo dai pavimenti dell'Imperiale roveresca disegnati da Genga per nobilitare e rendere prezioso un materiale locale "povero" come il cotto, che erano talmente una novità che già nel 1535-37 il Marchese Federico II Gonzaga, scriveva alla sorella, la Duchessa Leonora Gonza
